C’eravamo tanto amati

(Racconto premiato al concorso Castelli di Carta 2015 – Bellinzona)

L’idea di un viaggio era nell’aria da molto tempo, del resto dopo 30 anni di matrimonio, era il miglior modo per cercare di ritrovarsi.
Decimo giorno, gita nell’outback australiano, spero che almeno oggi Ugo mi dia un po’ di attenzione perché i primi giorni sono stati una noia. Sempre occupato al telefono o a fare chissà cosa sul quel dannato aggeggio elettronico mi ha costantemente ignorato e ogni tentativo di instaurare un dialogo era miseramente naufragato di fronte ad un nuovo record di candy crush saga. Nemmeno l’ incontro con un gruppo di aborigeni che ci ha fatto assistere ad una cerimonia sacra’ e’ stato in grado di cambiare la cosa.
In definitiva niente di nuovo rispetto agli ultimi trent’anni, solo una delusione ulteriore. Come se non bastasse il nostro pulmino e’ fermo per un guasto e sembra che la cosa richieda ancora del tempo. Tutti quanti siamo intorno all’autista che armeggia sudato come un lamantino intorno al motore.
Ugo decide di andare per conto suo a ripararsi dietro un anfratto roccioso poco distante chiedendomi di avvisarlo quando si riparte. Gli dico di non allontanarsi che puo’ essere pericoloso ma non mi sente. Lo guardo allontanarsi con le cuffie sulla testa ascoltando lezioni di strategia di marketing, scomparendo dietro le rocce.
Nella mia testa si affollano pensieri omicidi, quando fa cosi’ lo strozzerei, non lo sopporto piu’, su trent’anni venti passati in questo modo… Il rumore del motore mi riporta alla realta’ e l’autista chiede a tutti a gran voce di risalire sul bus che dobbiamo ripartire al piu’ presto, questo piccolo incidente ci ha fatto perdere un sacco di tempo e abbiamo ancora 400 miglia di deserto prima di arrivare.
Mi siedo, guardo dal finestrino le rocce poco distanti.
“Good Luck amore mio”.